Villaverla, un paesino di 6076 abitanti in provincia di Vicenza. Ci sono stato qualche anno fa e ne ho riportato un ottimo ricordo, soprattutto di ospitalità, generosità e amicizia capace di farti ricredere sul generale pensiero distruttivo che si basa sulla totale mancanza dei valori umani del mondo moderno. E invece qui, in questo angolo di mondo, sono stato accolto dal calore e dall’abbraccio di Walter Canzian e dalla sua famiglia. Walter mi ha condotto nel suo mondo artigiano del legno, da dove in ogni angolo della sua falegnameria trasudava la passione, la creatività e ne ho tratto la cura con la quale si occupava del nascere di un mobile, di una porta in vero legno e tanto altro di un mestiere che questo artigiano veneto ha saputo suggellare in un’impronta che si caratterizza più nell’anima della persona stessa che nell’effettiva materia utilizzata per creare. E oggi che ha smesso la sua attività, ho pensato di intervistarlo per portare a conoscenza dei nostri lettori il suo spirito umano che avevo già riscontrato attraverso il suo dire mai banale, che mi ha fatto pensare di lui come persona attenta a certe filosofie di vita capaci di essere l’essenza di un pensiero condivisibile nei suoi tanti aspetti. Ascoltiamolo dunque nell’intento di dare voce a chi quasi sempre non viene data l’importanza che merita, ma che alla fine ci accorgiamo di trarne degli insegnamenti. Sì, perché sono i percorsi dell’umano che fanno riflettere. Così come il percorso di vita di Walter, un uomo che nonostante stia lottando con una grave malattia ha sempre il sorriso, la serenità, la forza che dà e riceve dagli altri.
Chi è esattamente Walter Canzian?“Penso che non sia facile rispondere a questa domanda non solo per me, ma anche per tante altre persone. Tuttavia, posso dirti che sono una persona semplice che da bambino era molto timido. Crescendo, come tanti di noi, ho conosciuto diversi momenti di vita che mi hanno maturato e fatto crescere con l’insegnamento dei valori che mi hanno insegnato i miei genitori. Oggi posso dire che, nonostante la mia malattia, sono molto sereno perché sono attorniato dagli affetti più cari, dalla mia famiglia, dai miei nipoti che adoro e, non per ultimo, dai miei amici. Poi credo di essere equilibrato sotto l’aspetto caratteriale, infatti, sono ottimista per quanto riguarda la mia famiglia che bilancio con il pessimistico realismo di un mondo che a mio modo di vedere dovrebbe essere migliore, più unito, senza guerre e uccisioni”.
Per lunghi anni sei stato artigiano nell’ambito della falegnameria in proprio. Scegliere di trattare l’arte del legno è stata una passione o un’esigenza di vita?
“All’inizio è stata un’esigenza di vita che mi è stata data dai miei genitori per farne un lavoro. Poi quest’esigenza si è tramutata in passione che nell’arco degli anni non solo è migliorata sotto il profilo del lavoro, ma l’ho fatta diventare ancor più personale. Tuttavia, mi resta il ricordo di un lavoro che ho amato tanto nel suo essere creativo ma che, come ti dicevo prima, il cambiare del mondo attorno a me l’ha fatto diventare sempre più materialistico e meno artistico”.
Attraverso il lavoro hai saputo costruire una piccola azienda e una famiglia composta da una moglie e tre figli. Oggi che sei diventato nonno di tre bellissimi nipoti ti senti un po’ cambiato, oppure rivedi in te il Walter di sempre?
“Mi sento molto cambiato. Oggi sono molto felice perché è aumentata la mia positività nei confronti della mia famiglia che adoro. Per fortuna è diminuita di molto la mia negatività che, non lo nascondo, mi ha accompagnato per alcuni tratti della mia vita”.
Tutto questo, immagino, soprattutto con l’arrivo dei nipoti?
“Esatto. Ma anche con la presenza di mia moglie Olivana, una donna eccezionale che è stata ed è l’essenza della mia vita, il mio significato di tutto. Lei, fin dall’inizio, è saputa entrare nella mia famiglia con l’umiltà e l’intelligenza che madre natura le ha dato. Ricordo che agli occhi dei miei genitori si era presentata subito come una figlia. E così è rimasta negli anni, sempre pronta a starmi accanto fin da quando sono arrivati i figli. E anche oggi che siamo nonni di tre bellissimi nipoti, Olivana resta il centro di tutto”.
Insomma, possiamo proprio dire che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Non è così?
“Non sono io a doverlo dire. Non so se io sono un grande uomo, sono certo che Olivana è una grande donna!”
Nel tuo stato WhatsApp sei solito pubblicare citazioni filosofiche importanti che fanno riflettere sulla vita e sul suo significato, ma soprattutto conducono a un animo particolarmente sensibile su ciò che è la vera Fede in Dio. E’ così?
“Sì, è proprio così. Hai subito centrato il concetto della mia grande Fede Cristiana e in Dio. Egli è al centro della mia vita da sempre e oggi più che mai. E ti dirò che mi gratifica moltissimo anche la consacrazione di tutta la mia famiglia, dei miei figli che negli anni hanno saputo cogliere il senso della Fede Religiosa, la stessa che mi aiuta a dare il significato di ogni cosa. Sai, ogni tanto, nei momenti un po’ bui della mia vita, do anche una spiegazione al perché certe cose capitino a me piuttosto che ad altri. Poi penso al Crocifisso e a quella Croce che Gesù ha portato faticosamente. Quella è la vera metafora di vita. Così ho portato avanti gli insegnamenti che mi sono stati dati dai miei genitori e oggi ho trasmesso ai miei figli, sono molto contento per questo. Spero di vivere ancora a lungo e vedere sposati anche Laura e Nicolò, così come ho visto unirsi in matrimonio Luca con Tania. E’ il mio sogno. Spero che Dio mi dia questa grazia”.
Walter, che cos’è l’amicizia?
“L’amicizia è una cosa fondamentale nella vita di ognuno di noi. Da piccolo mi sentivo isolato perché ero spesso ammalato ed ero più a casa che a scuola. Per questo non avevo amici, mi sentivo solo e mi mancavano tanto. Poi, crescendo, ho sentito il bisogno di averne tanti di amici. E oggi posso dirti che sono figure fondamentali e molto vicini a me anche con la preghiera, soprattutto in questo mio particolare e delicato momento di vita”.
E allora possiamo dire che nella scala di valori di Walter Canzian c’è Dio, la famiglia e poi tanti amici che ti danno forza e calore fraterno. E’ così?
“Sì, è proprio così!”
Nel corso della tua vita hai incontrato momenti belli e altri brutti. Quali di questi sono riusciti a cambiarti dentro?“Devo dirti che mi ritengo una persona fortunata. Tanti momenti belli li vivo con mia moglie e la mia famiglia, quelli brutti sono alleviati da tanto affetto anche esterno al mio nucleo famigliare”.
Pensi che il mondo di oggi abbia messo da parte i veri valori della vita?
“Sì, se guardo a cosa sta succedendo nel mondo di oggi penso a un allontanamento di quello che sono i valori più importanti. La guerra, i soprusi, le iniquità, le ingiustizie politiche e sociali, non possono certamente essere emblema di unione fra i popoli”.
Villaverla, il paese della provincia di Vicenza in cui abiti da sempre. Come vivi la tua quotidianità dal punto di vista sociale?
“Mi trovo spesso all’associazione degli artigiani di Villaverla e con loro passo qualche ora del giorno. Ma, a onor del vero, voglio dirti che potrei e vorrei fare molto di più di quello che faccio a livello sociale per il bene della mia comunità. In questo senso mi devo migliorare”.
Walter, che cosa ha lasciato dentro di te la morte di Gianluca Vialli.
“Molta tristezza. Vialli e Mihajlovic, oltre ad essere stati dei veri campioni sul campo, sono stati grandi uomini nell’avere dato al mondo intero l’insegnamento della forza, del coraggio e di quella speranza che in tutti noi non può e non deve mai morire. Io che in questo momento mi trovo in una situazione di vita particolare, ho molto riflettuto su un insegnamento che è davvero grande. Ho apprezzato molto questo aprirsi sulla propria malattia e renderla pubblica per vivere insieme il messaggio positivo a chi soffre, la forza di crederci e andare avanti fino all’ultimo. E allora dico grazie Gianluca, grazie Sinisa per tutto ciò che ci avete insegnato”.
Per finire, Walter. Oggi che sei nonno felice e marito tanto amato, cosa ti auguri per il tuo futuro?
“Come ti ho detto pocanzi, chiedo al Padreterno di farmi vivere ancora un po’ per vedere sposati gli altri miei due figli, Laura e Nicolò. La gioia di vederli un giorno coniugi davanti all’altare di Dio, è per me un sogno che desidero realizzare. Prego per questo!”.
Salvino Cavallaro